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Museo Civico
Dal cortile del Palazzo Pubblico – superbo e armonioso esempio di architettura gotica civile – si accede al Museo Civico (istituito negli anni Trenta del secolo scorso), che conserva splendide opere di pittura e di scultura assieme ad affreschi di straordinario valore artistico e documentario della famosa scuola pittorica senese.
Salite due rampe di scale si è davanti all’ingresso delle Sale monumentali, e volgendo subito a destra si entra nella Sala del Mappamondo, nucleo portante del palazzo, essendo stata a lungo destinata alle riunioni del Consiglio Generale della Repubblica. Il nome proviene da una perduta mappa rotante dipinta da Ambrogio Lorenzetti, che raffigurava l’antico territorio della Repubblica. Da questa sala prese avvio il programma decorativo del Palazzo, sulla parete di fondo è ospitato l’affresco di Simone Martini, la grandiosa “Maestà” del 1312-15, ancora ammirevole per la delicatezza degli accordi cromatici, per la purezza delle linee. E’ il primo capolavoro noto del pittore, che sulla parete di fondo effigiò vari anni dopo nel 1328 il ritratto del condottiero “Guidoriccio da Fogliano” conquistatore del Castello di Montemassi.
Accanto, la meravigliosa Sala dei Nove, dove un tempo si riuniva il governo dei Nove (nel tempo ha avuto vari nomi: “delle balestre” perché fu destinata ad armeria, “della Pace” da una delle figure qui rappresentate), i quali nel 1337 incaricarono Ambrogio Lorenzetti di decorare la sala con il ciclo di affreschi noto come “L’allegoria del buono e cattivo governo”. Si tratta di un dipinto di grande sapienza, un manifesto politico in cui il pittore vi racconta di due diversi modi di governare con le relative conseguenze, rappresenta il più vasto ciclo pittorico profano del medioevo.
Ritornando nella Sala del Mappamondo, si passa a sinistra, nell’Anticappella, anticamente usata come anticamera del Concistoro, ospitandone gli uffici. Nel 1415 Taddeo di Bartolo, fu incaricato di decorarla con un ciclo pittorico di “Virtù Dei e Uomini Illustri”. Una bella cancellata quattrocentesca (su disegno di Jacopo della Quercia) chiude la Cappella, realizzata all’inizio del XV secolo, molto più ampia rispetto a quella che si trova al piano terra, in quanto doveva rispondere alle nuove esigenze religiose di una comunità senese che andava sempre più ad accrescere. Della sua decorazione fu ancora incaricato Taddeo di Bartolo con “Storie della Madonna” (1407).
L’attigua sala di passaggio o “dei Cardinali”, ci introduce alla Sala del Concistoro, con porta interna marmorea di Bernardo Rossellino. Gli affreschi del soffitto (1529-1535), dai colori smaglianti, sono di Domenico Beccafumi, il cui soggetto ci riporta ancora al tema della giustizia e all’amor patrio, con un chiaro riferimento ai precedenti episodi sviluppati da Ambrogio Lorenzetti con il ciclo del “Buon governo” e Taddeo di Bartolo con il ciclo degli “Uomini Illustri”. Accanto alla Sala del Concistoro è la Sala di Balia o dei Priori, abbellita dagli affreschi di Spinello Aretino (1407), illustranti la “Vita di Papa Alessandro III dei Bandinelli”.
Segue la Sala del Risorgimento, conosciuta come la Sala di Vittorio Emanuele II, inaugurata nel 1890, le cui pareti sono interamente affrescate da pittori senesi di fine Ottocento, con episodi dell’Unità d’Italia. Al piano superiore si apre una grande Loggia, che guarda alla parte sud della città. Infine, di recente istituzione, le sale attigue all’ingresso, ospitano la Quadreria, qui sono presenti numerosi affreschi staccati, tavole e tele appartenenti sia alla scuola senese che ad altri artisti italiani e stranieri.
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